Il prelievo venoso è una procedura di routine in ambito sanitario, ma eseguirlo in modo corretto richiede competenze tecniche e conoscenza delle linee guida di sicurezza. È fondamentale per garantire il benessere del paziente, la qualità del campione e ridurre al minimo i rischi di complicanze. Questo articolo fornisce una panoramica su tecniche e aspetti da considerare, utile per OSS, infermieri, medici e biologi.
Vediamo insieme una panoramica generale per poi consigliarvi un evento formativo dedicato che si terrà a Roma.
La procedura
Il prelievo venoso è una procedura che consiste nel raccogliere il sangue dal sistema venoso del paziente, di solito utilizzando un ago cannula. Questo tipo di prelievo è comunemente utilizzato per analisi diagnostiche, esami ematici di routine e monitoraggio di terapie.
Tecniche di Prelievo Venoso
Le tecniche di prelievo possono variare in base alla condizione del paziente e al tipo di analisi richiesto. Di seguito, alcune delle tecniche più comuni:
- Prelievo con ago cannula e siringa: Questa è una delle tecniche più diffuse. Il sangue viene raccolto utilizzando una siringa dopo l’inserimento dell’ago nella vena.
- Prelievo con vacuum: I sistemi sottovuoto (vacutainer) semplificano la raccolta del sangue grazie a provette già predisposte per l’aspirazione automatica. È un metodo sicuro e veloce.
- Butterfly: Il set butterfly (ago a farfalla) viene spesso utilizzato in pazienti pediatrici, anziani o con vene difficili da localizzare, poiché consente un maggiore controllo durante l’inserimento dell’ago.
Selezione della Vena
Uno degli aspetti chiave del prelievo venoso è la scelta della vena. Le vene più utilizzate sono:
- Vena mediana del braccio (fossa cubitale): È la più comune e accessibile.
- Vena cefalica: Si trova sul lato radiale del braccio ed è utile nei pazienti con accesso difficoltoso.
- Vena basilica: Localizzata vicino al lato ulnare, ma spesso meno stabile e vicina a strutture nervose e arteriose.
La corretta palpazione e la scelta del sito di prelievo riducono i rischi di insuccesso, ematomi o complicazioni.
Best Practices per la Sicurezza
La sicurezza durante il prelievo venoso è cruciale non solo per proteggere il paziente, ma anche per tutelare il personale sanitario. Ecco alcune best practices:
- Igiene delle mani e utilizzo dei guanti: Prima e dopo ogni prelievo, è necessario lavarsi le mani accuratamente e indossare guanti monouso.
- Disinfezione del sito di prelievo: Pulire la zona con un antisettico, come l’alcol isopropilico al 70%, e lasciarlo asciugare completamente prima di inserire l’ago.
- Corretta gestione degli aghi: Mai ririutilizzare aghi e smaltirli immediatamente dopo l’uso in appositi contenitori per materiali taglienti.
- Posizionamento del laccio emostatico: Deve essere applicato solo per un breve periodo per evitare emolisi del sangue o danni ai tessuti.
- Rilascio del laccio: Va rimosso subito dopo che il sangue inizia a fluire nella provetta.
Errori Comuni e Come Evitarli
Tra gli errori più comuni nei prelievi venosi troviamo:
- Inserzione errata dell’ago: Può provocare dolore, ematomi o perforazione della vena. È importante inserire l’ago con un angolo di circa 30 gradi e controllare il flusso del sangue.
- Scelta inadeguata della vena: Nei pazienti con vene difficili, è consigliabile utilizzare il set butterfly e mantenere il paziente ben idratato prima della procedura.
- Trombosi venosa: Per evitare la trombosi, è fondamentale non esercitare pressione eccessiva sulla vena durante il prelievo.
Complicanze e Gestione
Nonostante sia una procedura relativamente sicura, il prelievo venoso può presentare alcune complicanze, tra cui:
- Ematomi: Si formano quando il sangue fuoriesce dalla vena e si accumula nei tessuti circostanti. Applicare una pressione immediata sul sito di prelievo per alcuni minuti può prevenire la formazione di ematomi.
- Infezioni: Per minimizzare il rischio di infezioni, è importante mantenere una tecnica asettica durante tutto il processo.
- Svenimenti: Alcuni pazienti possono svenire o avvertire vertigini. È sempre buona norma far sdraiare i pazienti particolarmente ansiosi o deboli.
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